La cancellazione del debito dei paesi poveri by Guido de Blasio & Alberto Dalmazzo

La cancellazione del debito dei paesi poveri by Guido de Blasio & Alberto Dalmazzo

autore:Guido , de Blasio & Alberto, Dalmazzo [Guido , de Blasio & Alberto, Dalmazzo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Economia, Farsi un'idea
ISBN: 9788815145741
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2010-10-14T22:00:00+00:00


L’iniziativa Hipc del 1996

L’obiettivo dichiarato dell’iniziativa Hipc era la riduzione dell’indebitamento ad un livello giudicato sostenibile. L’iniziativa si componeva di quattro elementi principali. Essi riguardavano la definizione dei paesi beneficiari (i cosiddetti requisiti di ammissibilità), la quota di debito da cancellare (tecnicamente, la valutazione della sostenibilità), il giudizio sulla performance del paese indebitato e le modalità di finanziamento dell’iniziativa da parte dei creditori. Questi elementi, sebbene di natura tecnica, sono fondamentali per capire non solo l’importanza delle modifiche all’iniziativa Hipc che verranno effettuate nel 1999, e di cui si dirà nel resto di questo capitolo, ma anche l’intero dibattito sull’efficacia dell’iniziativa che vede su due sponde contrapposte le Istituzioni finanziarie internazionali e il movimento d’opinione a favore della cancellazione.

I requisiti per l’ammissibilità. I paesi che avrebbero potuto beneficiare della riduzione del debito dovevano possedere tre caratteristiche. In primo luogo, doveva trattarsi di paesi poveri. Tecnicamente, doveva trattarsi di paesi definiti Ida-only, paesi cioè che possono prendere a prestito solo dallo sportello concessionale della Bm, l’Ida (International development association, Associazione internazionale per lo sviluppo). In altri termini, sono paesi senza accesso ai mercati internazionali dei capitali, che anche dalla Bm ricevono solo finanziamenti agevolati e non anche quelli concessi a tassi di mercato dallo sportello non concessionale della Bm, l’Ibrd (International bank for reconstruction and development, Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo). Si tratta di paesi con un reddito pro capite annuo che nel 1996 risultava inferiore a 875 dollari. In secondo luogo, il debito di questi paesi doveva essere considerato non sostenibile dopo l’utilizzo dei meccanismi tradizionali. Infine, i paesi dovevano avere compiuto sostanziali progressi dal punto di vista dell’adozione di misure adeguate di politica economica.

La valutazione della sostenibilità. Il concetto di sostenibilità del debito ha un ruolo centrale nell’iniziativa Hipc in quanto è solo la quota non sostenibile che viene cancellata. La sostenibilità del debito estero è la capacità di un paese di far fronte alle obbligazioni (sia correnti sia prospettiche) derivanti dal servizio del debito senza ricorso a forme di cancellazione, di ristrutturazione del debito e/o all’accumulazione di debiti non pagati.

Va sottolineato che non si tratta di una nozione puramente finanziaria: nei documenti ufficiali della Bm e del Fm (vedi, ad esempio, l’opuscolo divulgativo del 1999 dell’Fmi curato da Anthony Boote e Kamau Thugge dal titolo Debt relief for low-income countries. The Hipc initiative) veniva indicato che la capacità di far fronte alle obbligazioni derivanti dal debito non doveva realizzarsi a spese della crescita economica.

La sostenibilità del debito veniva giudicata nel 1996 sulla base di due indicatori principali: la quota, in percentuale, delle esportazioni, dello stock di debito (misurato in valore attuale) e del servizio del debito. Per questi indicatori venivano forniti dei valori orientativi di sostenibilità: il debito estero poteva essere giudicato sostenibile se il primo rapporto era compreso tra il 200 e il 250% e il secondo tra il 20 e il 25%. In realtà, il giudizio definitivo circa la sostenibilità del debito veniva poi lasciato alla valutazione dell’Fmi e della Bm. Queste valutavano



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